Al
colonnello Tredenari era sfuggito un rumore vergognoso. La contessina
Alberici, che gli era seduta accanto, si fece pallida, anzi verdastra
e accennò a un deliquio.
Ma
la padrona di casa, l'anziana duchessa Malamorte, che era stata
crocerossina durante la grande epidemia di morbillo, non si perse
d'animo.
«C'è
odore di chiuso qua dentro! - disse, alzandosi per aprire la grande
finestra che dava sul giardino. Poi aggiunse – un'altra tazza di
tè, colonnello?»
Ma
l'interpellato non rispose. Si era fatto paonazzo, stringeva i denti
e aveva la fronte imperlata di sudore. Non stava bene.
«Meglio
non farlo parlare.» Osservò il vescovo Simeone.
«Potrebbe
esplodere...» aggiunse l'avvocato Marelli.
Fu
profetico, infatti, proprio in quel momento il colonnello trasalì,
boccheggiò ed esplose in un virulento starnuto.
La
dentiera del vigoroso soldato attraversò la sala, si infilò nel
vano della finestra e si immerse nella vasca dei pesci rossi del
giardino.
C'era
un po' di imbarazzo.
«Troppi
immigrati in giro per le strade!» Bofonchiò il colonnello.
Subito
l'atmosfera si rasserenò e mormorii d'approvazione si levarono nel
salotto. La duchessa fece servire i salatini.
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