venerdì 16 febbraio 2018

buona società (dettato)

Al colonnello Tredenari era sfuggito un rumore vergognoso. La contessina Alberici, che gli era seduta accanto, si fece pallida, anzi verdastra e accennò a un deliquio.
Ma la padrona di casa, l'anziana duchessa Malamorte, che era stata crocerossina durante la grande epidemia di morbillo, non si perse d'animo.
«C'è odore di chiuso qua dentro! - disse, alzandosi per aprire la grande finestra che dava sul giardino. Poi aggiunse – un'altra tazza di tè, colonnello?»
Ma l'interpellato non rispose. Si era fatto paonazzo, stringeva i denti e aveva la fronte imperlata di sudore. Non stava bene.
«Meglio non farlo parlare.» Osservò il vescovo Simeone.
«Potrebbe esplodere...» aggiunse l'avvocato Marelli.
Fu profetico, infatti, proprio in quel momento il colonnello trasalì, boccheggiò ed esplose in un virulento starnuto.
La dentiera del vigoroso soldato attraversò la sala, si infilò nel vano della finestra e si immerse nella vasca dei pesci rossi del giardino.
C'era un po' di imbarazzo.
«Troppi immigrati in giro per le strade!» Bofonchiò il colonnello.
Subito l'atmosfera si rasserenò e mormorii d'approvazione si levarono nel salotto. La duchessa fece servire i salatini.

Nessun commento:

Posta un commento