martedì 30 settembre 2014

criteri di raggruppamento

Arrivo a scuola un po' prima. Barbara sta lavorando sugli insiemi. Osservo, ascolto e decido di utilizzare la stessa chiave per l'attività del pomeriggio.
Tornati dalla mensa, facciamo l'intervallo in classe perché fuori pioviggina, ne approfitto per disegnare (ma senza colorare) alla lavagna.
Alla ripresa, mano a mano che coloro un disegno, lo identifichiamo e scriviamo il nome alla lavagna.
La regola del gioco è che nessuno può rispondere spontaneamente, ma deve attendere di essere interrogato.
I livelli di attenzione, a differenza di ieri pomeriggio, sono buone (ma due bambini si sono addormentati e un altro ha chiesto asilo politico in 1^B).
Anche la regola, dopo un po' di rodaggio è sostanzialmente rispettata.
Dunque, cominciamo:
ARANCIA
UVA
Chiedo se arancia e uva possono stare nello stesso insieme e perché.
Molte mani alzate e la risposta è corretta, sono entrambi frutti.
Si prosegue:
APE
FARFALLA
Anche su queste, più o meno tutti sono d'accordo, possono stare insieme perché sono animali.
Propongo l'insieme che contiene farfalla e uva, è un coro di no.
Allora propongo ape e arancia. Naturalmente, poiché sono focalizzati sulla cosa e non sulla parola, sono propensi a rifiutarlo, ma io insisto e dico che una ragione per metterli insieme c'è. Li invito a guardare le parole scritte che rileggo.
A questo punto una bambina arriva alla conclusione che cominciano tutte e due per A.
ALBERO
FUNGO
Molti hanno capito il trucco e indicano come possibile l'insieme apearancia, albero.
Un bambino dice che anche fungo e albero possono stare insieme perché sono piante.
Una bambina si porta avanti e osserva che farfalla e fungo hanno la stessa iniziale.
Il cuore con la freccia lo hanno già visto, ma cosa significhi (è un simbolo di un'astrazione) bene bene non lo sanno. Dico che significa una cosa che interessa soprattutto i ragazzi più grandi di loro, arrivano i primi avvicinamenti all'area semantica: fidanzata dice uno, sposarsi, prova un altro. E' ancora una bambina a trovare la soluzione,
AMORE
ARCOBALENO, questo, anche se non colorato, non so come, lo identificano subito. Facciamo una digressione per vedere se, tra tutti, sanno ricostruire l'ordine dello spettro.
Piano piano, vengono fuori: rosso-arancione-giallo-verde-azzurro-viola. Per completezza d'informazione li ragguaglio del fatto che tra azzurro e viola c'è l'indaco. Questo nome piace, qualcuno lo memorizza e durante il lavoro successivo vorrebbe utilizzarlo.
Ormai sul criterio della lettera iniziale, si va come dei treni: apearancia, albero, amore, arcobaleno.
PISTOLA
TOPO
Pistola non può unirsi con niente (non tento di sollecitare il passaggio dal particolare al generale: pistola/arma), ma topo, su indicazione unanime, va con ape e farfalla.
BANDIERA, resta isolata.
AEREO, ovazione, nell'insieme di apearancia, albero, amore, arcobaleno.
Chiedo se può andare con farfalla. Perplessità, ma poi ci arrivano in più di uno: vola!
Propongo di completare l'insieme delle cose volanti e non c'è storia: ape, farfalla, aereo.
ASINO
Ormai è immediato: apearancia, albero, amore, arcobaleno, aereo, asino.
Qualcuno propone: ape, farfalla, topo, asino. Che va benissimo.
Complico la questione, chiedendo se posso fare due insiemi diversi:
ape/farfalla
topo/asino
e perché. 
Imbarazzo, invito due maschi a imitare l'asino e il topo e due femmine a imitare ape e farfalla. Saltano così fuori, quasi immediatamente i due criteri:
animali con 4 zampe - animali con le ali
ANGURIA
AQUILA 
ARMADIO
finiscono tutti subito nell'insieme delle parole che cominciano per A, aquila in quello degli animali e in quello delle cose che volano, anguria in quello dei frutti.
Sono molto soddisfatto, ma c'è ancora tempo e voglio verificare quanto sia rimasto nella memoria a breve di tutta la discussione.
Per prima cosa scrivo alla lavagna l'insieme delle parole che cominciano per A:
Le leggo, le contiamo, le rileggo, poi cancello.
Consegno a tutti un foglio con il diagramma di Venn e il cartellino A e invito a disegnarvi, copiando dalla lavagna solo gli animali e le cose che cominciano per A.
Partecipano al lavoro 20 bambini, perché uno continua a dormire e l'esule, nel frattempo rimpatriato, sciopera.
La bambina che si è appena svegliata non ha, naturalmente, idea di cosa si debba fare e copierà tutti i disegni.
Ma a parte lei e un altro che non ha evidentemente capito, i lavori vanno tutti bene.
Li pubblico tutti domani, con relative valutazioni, perché adesso sono stanco.
Godetevi un'anteprima:
C'è da far passare una mezz'oretta, ha smesso di piovere e quasi tutti si sono meritati un recupero di cortile. Si esce.

lunedì 29 settembre 2014

coloriamo la mano destra

Dobbiamo colorare le dita della mano destra in modo che corrispondano a quelle che abbiamo già colorato della sinistra. Si deve ragionare su un asse di simmetria.
Parto dal presupposto che il medio sia facilmente individuabile per la posizione, mentre pollice e mignolo lo siano per la forma.
Dunque, parto dal grado massimo di difficoltà, cioè dall'anulare.
Chiamo i bambini uno alla volta, con quaderno e matita rossa e chiedo loro di individuare il dito in questione.
7 bambini individuano l'anulare destro senza esitazioni, 6 dopo essersi dati una rapida occhiata alle mani.
Gli altri 5 (tre sono assenti) sbagliano anche dopo essersi osservate le mani. 
Riparto da questi, chiedendo di individuare il medio.
3 (una, contando) lo individuano, mentre due sbagliano ancora.
Chiedo a questi due di individuare il mignolo, uno lo trova, l'altro no.
A questo punto passiamo al pollice, che è facile da trovarsi.
L'indice viene fuori da solo.
Con la procedura guidata, tutte le destre dovrebbero essere colorate correttamente, invece no, due bambini, alla fine hanno colorato in modo sbagliato, per disattenzione e disinteresse.
Se si volesse valutare il livello della classe su questo lavoro, i dati sarebbero questi:
LIVELLO N PARTENZA
ottimo 7 anulare


6

buono 3 medio
sufficiente 2 mignolo/pollice
più uno, che si perde per strada.
Complessivamente i risultati sono soddisfacenti.

mercoledì 24 settembre 2014

destra e sinistra 1

Affrontiamo la questione del riconoscimento di destra e sinistra, che riprenderemo anche in palestra.
Sulla questione, i nostri bambini si dividono, come molti adulti, in tre categorie:

  • A SICURI, che hanno ben interiorizzato le lateralità;
  • B ANSIOSI, che devono ogni volta recuperare la procedura necessaria;
  • C RELATIVISTI, a cui la questione sembra di nessuna importanza pratica.
L'errore dei gruppi B e C è identico: affrontano, anche se con opposto atteggiamento, il problema sul piano cognitivo
Destra e sinistra sono cose da sapere e quindi quelli diligenti si sforzano, mentre i meno coscienziosi lasciano perdere.
Ma io sono propenso a credere che la lateralità non sia un sapere ma un'abilità e dunque non una cosa passivamente immagazzinata dalla mente nei contesti esperienziali, ma generata in questi contesti dal reciproco coinvolgimento con gli altri nelle ordinarie attività quotidiane (qui cito, più o meno letteralmente, P. Bourdieu).
Dunque, niente accanimenti, un po' di ragionamento e molto gioco.

Nel lavorare sulla mano sinistra, abbiamo ripassato i nomi delle dita e colorato ogni dito con un colore.
Quando faremo la meno destra, bisognerà colorare con gli stessi colori le dita corrispondenti.
Cominceremo, quindi a ragionare su un asse di simmetria.



A come ALBERO

Lavoriamo in piccoli gruppi durante la compresenza, ciò permette di dare istruzioni individuali step by step.
Della "A" che occasiona il lavoro, in realtà mi importa poco, bene o male tutti i bambini la conoscono e vedremo poi, col gioco E' arrivato un bastimento fino a che punto la sanno identificare come lettera iniziale.
L'ALBERO è già più importante, perché si collega a una attività della maestra Barbara, che sta insegnando loro una canzoncina che veicola elementi cognitivi. Sono arrivati a questo punto:
Io sono come un albero
sto con i piedi per terra
cerco la luce del sole
e così cresco di più

i piedi...  radici
le gambe... il tronco
le braccia... i rami
i capelli... le foglie

la pelle... corteccia
................
Per quello che mi riguarda, voglio verificare il livello di accuratezza nel ritagliare linee curve (la chioma) e spezzate (il tronco).
Voglio anche verificare, nel rapporto uno a uno, quindi con minor dispersione del messaggio rispetto alla lezione frontale, i loro livelli di attenzione.
Due sono le difficoltà, rispetto alle loro abituali procedure.
  • recto/verso. Per il bambino la parte sagomata della figura è il davanti, quindi tende a incollarla con le linee di sagomatura in vista.
Invece, io voglio che le linee di sagomatura non si vedano, per cui a ognuno di loro spiego che la colla va messa proprio dove ci sono le linee.  
  • sovrapposizione. Il bambino, per la sua idea di ordine, tende a giustapporre gli elementi e mai a sovrapporli.
Io, invece dispongo sul foglio su cui dovranno essere incollati, gli elementi sovrapposti e li invito a osservare bene l'immagine che dovranno riprodurre.
Oltre all'attenzione, qui entra in gioco anche la persistenza mnemonica dell'immagine campione.
Su questo secondo punto, gli errori sono ridotti al minimo (bambini che non attendono le istruzioni), più numerosi gli errori su recto/verso.
Questo perché probabilmente la sovrapposizione li convince come soluzione esteticamente migliore, mentre ritengono irrilevante la presenza di linee di sagomatura.
Comunque, nel complesso, i risultanti sono soddisfacenti.



martedì 23 settembre 2014

vacanze, soldi, lavoro


Oggi si è parlato di vacanze. Tutti (molti con tanta voglia di raccontare, qualcuno con un po' di reticenza) raccontano dove sono andati o cosa hanno fatto se sono rimasti in città.
Di solito poi si fa il disegno.
Ma in questi primi giorni si è disegnato tanto e non vorrei che il disegno venisse loro a noia, diventando un compito imposto e cessando di essere momento di libera espressione.
Decido di procedere in un altro modo. 
Divido la lavagna in 4 colonne, in una stilizzo il mare, nell'altra la montagna, nella terza la campagna e nell'ultima la città.
Poi, siccome tutti sanno scrivere il proprio nome, li invito a turno a scriverlo nella colonna relativa alla loro vacanza, naturalmente chi è andato in più posti, si segnerà in più colonne.    
Quando il lavoro è terminato, cominciamo a riflettere sui dati.
Comincio a chiedere qual'è la meta più gettonata per le vacanze. Tante mani alzate: è evidentemente il mare.
Chiedo allora, perché così tanta gente va al mare e pochi scelgono invece, la montagna o la campagna.
Qui la risposta è meno immediata, le mani alzate diminuiscono, ma poi, mettendo insieme le varie risposte, viene fuori che la maggioranza della gente preferisce il mare e solo pochi preferiscono la montagna o la campagna.
Qui li volevo.
Chiedo allora di dirmi qual'è, dopo il mare, il posto in cui più gente ha trascorso le vacanze.
Le mani alzate tornano a essere tante: è la città.
Allora - dico io - la maggioranza preferisce il mare, ma la seconda preferita è la città.
Silenzio, qualche testa dondola in segno di diniego, c'è qualcosa che non li convince.
Poi, una bambina (che le vacanze le ha fatte) ipotizza che forse la gente resta in città non perché preferisce, ma perché non può andare da un'altra parte.
Un'altra bambina (che le vacanze non le ha fatte) coglie l'assist e conclude che per andare in vacanza ci vogliono i soldi e non sempre ce n'è abbastanza.
Allora parliamo di soldi.
Domando come si deve fare per procurarsi dei soldi.
Qui la risposta è praticamente unanime: bisogna lavorare.
Siccome viviamo in tempi difficili, metto le mani avanti, dicendo che non sempre il lavoro si trova.
Ma quasi tutti, ora, vorrebbero raccontare il lavoro del loro papà, di cui qualcuno ha un'idea precisa, altri piuttosto vaga.
Su una cosa, comunque, non riescono a mettersi d'accordo: per qualcuno, il papà, lavora così tanto, che la sera è stanco; per qualcun altro il papà è così forte che, pur lavorando tanto, non si stanca mai.
sono due modi diversi per ammirare il proprio papà. 

sabato 20 settembre 2014

valutazione tre porcellini



individua la chiave narrativa
caratterizzazione dei diversi materiali con cui si costruiscono le tre casette
O
individua il finale cruento
il lupo con le terga in fiamme



individua il finale incruento
la casa in muratura invalicabile

B
rappresenta una scena topica
il lupo sul tetto


S
illustra con incongruenze cronologiche
il lupo si rivolge alla casa in muratura, ma la casa di legno è ancora in piedi
NOTE
l'affettivo predomina sul cognitivo, interrogati dopo il racconto, tutti  i bambini si sono resi conto che in questa versione due porcellini venivano mangiati dal lupo. Ma nel disegnarlo qualcuno preferisce fare ricorso alla più rassicurante versione disneyana e i porcellini sopravvivono.
Allo stesso modo, hanno capito che nella favola non c'è nessun cacciatore, ma un paio di bambini aggiunge un personaggio che come tale potrebbe essere interpretato. Più che un personaggio della storia, il cacciatore fantasma è uno "spirito protettivo" (e i tratti evanescenti di uno dei disegni, lo conferma).

Un alunno è assente, uno non esegue il lavoro (e una, come è evidente, copia di sana pianta dalla compagna di banco).    

venerdì 19 settembre 2014

che sfortuna, abbiamo fatto 13

Ore 8.35:
«Maestro, mi scappa la pipì»
«Anche a me»
«E a me»
...
Li conto, sono tredici. Qualcuno è di sicuro un imitatore, ma certe bambine che si contorcono, di certo non mentono.
Nel dubbio, li devo mandare tutti e così se ne va la prima mezz'ora di scuola.
Gestire il vuoto è, a scuola, la cosa più difficile, e un vuoto alla partenza rischia di mandare a pallino tutti i ritmi della giornata.

Di iniziare un lavoro, mentre mezza classe entra e esce, neppure se ne parla, sarebbe un disastro.
Come previsto, nelle more dell'attesa, le personalità più centripete hanno rotto i freni e in un insieme dinamico, qual'è la classe, il disordine rimbalza.
Lascio dunque perdere un'idea più ambiziosa e mi rifugio nuovamente nella favola, Il topo di campagna e il topo di città, che drammatizzo e stiracchio fino a portarmi a ridosso dell'intervallo.

A questo punto, i ritmi sono ripristinati, ma poco produttivi sul piano cognitivo: merenda, un po' di gioco e lavaggio mani in vista del pranzo.

giovedì 18 settembre 2014

i tre porcellini

Oggi voglio verificare l'attenzione attiva della classe. Racconto la storia dei tre porcellini.
I bambini hanno davanti questa scheda:
Ogni volta che sentiranno nominare uno dei nomi dovranno fare una crocetta sotto il corrispondente disegno.
Alla loro età, e soprattutto la prima volta, non è per nulla facile, dunque non mi attendo una fedele registrazione, ma un riscontro, per così dire, proporzionale: chi è nominato tante volte, chi meno, chi mai.
Il testo proposto è questo, che segue la versione originale della favola:
C'erano una volta tre porcellini che vivevano con i genitori.
I tre porcellini crebbero così in fretta che la loro madre un giorno li chiamò e disse loro: Siete troppo grandi per rimanere ancora qui. Andate a costruirvi la vostra casetta e attenti a non fare entrare il lupo, vi mangerebbe!. E così i tre fratellini se ne andarono.
Presto la strada si divise in tre parti.
Il più grande andò a sinistra. Uno dei piccoli andò a destra e quello ancor più piccolo nella via centrale.
Sulla sua strada il più piccolo dei porcellini incontrò un uomo che portava della paglia.
Per piacere, dammi un po' di paglia – disse – Voglio costruirmi una casetta.
In un lampo la costruì e pensò di essere salvo dal lupo.
Costruirò la mia casetta con il legno – disse quello di mezzo Il legno è più resistente della paglia.
Lavorò duramente tutto il giorno per costruirla, poi si disse: Adesso il lupo non mi prenderà e non mi mangerà.
Il più grande incontrò un uomo che trasportava mattoni.
Per piacere, dammi un po' di mattoni – gli disse Voglio costruirmi un solido rifugio. E l'uomo glieli diede.
Ora sono al sicuro – pensò.
Il lupo era grande e grosso e affamato e non aveva paura di nessuno, neppure del cacciatore.
Il giorno dopo arrivò alla casetta di paglia: Fammi entrare! – gridò. Ma il più piccolo dei porcellini non lo lasciò entrare.
Allora il lupo cominciò a soffiare. E sbuffava e sbuffava e dopo un po' buttò giù la casetta.
Poi se lo mangiò in un baleno.
Il giorno seguente il lupo bussò alla casetta di legno Chi è? – chiese il fratellino di mezzo.
Tuo fratello rispose il furbastro .
Ma il maialino sapeva che non si trattava del fratello e non aprì. Allora il lupo, con una spallata buttò giù la porta e se lo mangiò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casetta di mattoni e gridò: Su, fammi entrare! Ma il più grande dei porcellini rispose: No, non ti farò entrare!
Il lupo soffiò, sbuffò, diede spallate e calci, ma niente da fare, quella solida casetta resisteva.
Allora, il lupo minacciò: Anche se sei il più furbo dei porcellini, scenderò per il camino e ti mangerò!
Dentro la casetta c'era una grossa pentola sopra il fuoco del camino. L'acqua stava per bollire.
Il lupo si calò dal camino.
Siccome non c'era il coperchio sulla pentola il lupo vi ruzzolò dentro e finì nell'acqua bollente.
E questa è la fine del lupo cattivo e della storia dei tre piccoli porcellini.

Il lavoro è stato poi corretto assieme alla lavagna.
Dopo l'intervallo ognuno disegna sul retro della scheda quello che ricorda della storia, questo mi serve per una prima valutazione delle capacità di comprensione globale.

mercoledì 17 settembre 2014

la ragnatela

Proseguono attività funzionali all'osservazione e conoscenza reciproca, alla promozione di positive dinamiche di gruppo e di adeguamento ai ritmi scolastici.
Oggi abbiamo giocato alla ragnatela dei nomi, aiutando il ragno Gustavo a costruire la sua tela.




Poi, il consueto copione: bagno, merenda, intervallo in cortile.
Nella seconda parte della mattinata, dopo le immancabili schede di prescrittura, un po' di psicomotricità con il Conte di Bernabò, versione cantata del più noto sacco peno/sacco vuoto.




martedì 16 settembre 2014

disegno libero

Oggi si disegna, ognuno può disegnare quello che vuole, come vuole.
La consegna sembra facile, ma qualcuno è disorientato proprio dall'eccessiva libertà di scelta: cosa fare? Pensa e ripensa, l'idea non viene.
Altri si rifugiano in schemi consolidati. Comunque, alla fine, tutti hanno prodotto qualcosa.
Certi disegni sono molto belli:
Arriva così l'ora in cui, smaltite eventuali pipì e lavate le mani, si fa la meritata merenda.
Poi andiamo in cortile, dove l'abbigliamento leggero di una compagna di prima B ricorda improvvisamente a tutti che si scoppia dal caldo. Tutti vogliono togliere il grembiulino.
Ma io e la maestra Barbara teniamo duro, non vogliamo passare la seconda parte della mattinata a recuperare grembiuli dimenticati nei luoghi più impensati.
Al ritorno in classe decideremo tutti insieme che, da domani, se fa caldo, li lasceremo direttamente (e ordinatamente) in classe.
Veramente, appena tornati, io e Barbara abbiamo brontolato un po', in cortile non tutti si erano comportati come si dovrebbe. Chiediamo a ognuno di autovalutare il proprio comportamento. In linea di massima lo sanno fare e sanno individuare i propri errori.
Concludiamo con esercizi di prescrittura che ci dicono che tutta la classe ha un buon coordinamento oculo-manuale.

lunedì 15 settembre 2014

qui comincia l'avventura...

Primo giorno di scuola, qualche lacrima, poi ci siamo osservati e abbiamo cominciato a conoscerci.
Abbiamo esplorato gli spazi della scuola e il cortile. L'ora della merenda è arrivata subito. 
La maestra Barbara ha incollato la sagoma di un grande albero alla parete.
Ogni bambino ha colorato un piccolo gufo e gli ha dato il suo nome.
Abbiamo appollaiato i gufi sull'albero.

Appena in tempo, sta per suonare la campanella ed è già ora di tornare a casa.