martedì 23 settembre 2014

vacanze, soldi, lavoro


Oggi si è parlato di vacanze. Tutti (molti con tanta voglia di raccontare, qualcuno con un po' di reticenza) raccontano dove sono andati o cosa hanno fatto se sono rimasti in città.
Di solito poi si fa il disegno.
Ma in questi primi giorni si è disegnato tanto e non vorrei che il disegno venisse loro a noia, diventando un compito imposto e cessando di essere momento di libera espressione.
Decido di procedere in un altro modo. 
Divido la lavagna in 4 colonne, in una stilizzo il mare, nell'altra la montagna, nella terza la campagna e nell'ultima la città.
Poi, siccome tutti sanno scrivere il proprio nome, li invito a turno a scriverlo nella colonna relativa alla loro vacanza, naturalmente chi è andato in più posti, si segnerà in più colonne.    
Quando il lavoro è terminato, cominciamo a riflettere sui dati.
Comincio a chiedere qual'è la meta più gettonata per le vacanze. Tante mani alzate: è evidentemente il mare.
Chiedo allora, perché così tanta gente va al mare e pochi scelgono invece, la montagna o la campagna.
Qui la risposta è meno immediata, le mani alzate diminuiscono, ma poi, mettendo insieme le varie risposte, viene fuori che la maggioranza della gente preferisce il mare e solo pochi preferiscono la montagna o la campagna.
Qui li volevo.
Chiedo allora di dirmi qual'è, dopo il mare, il posto in cui più gente ha trascorso le vacanze.
Le mani alzate tornano a essere tante: è la città.
Allora - dico io - la maggioranza preferisce il mare, ma la seconda preferita è la città.
Silenzio, qualche testa dondola in segno di diniego, c'è qualcosa che non li convince.
Poi, una bambina (che le vacanze le ha fatte) ipotizza che forse la gente resta in città non perché preferisce, ma perché non può andare da un'altra parte.
Un'altra bambina (che le vacanze non le ha fatte) coglie l'assist e conclude che per andare in vacanza ci vogliono i soldi e non sempre ce n'è abbastanza.
Allora parliamo di soldi.
Domando come si deve fare per procurarsi dei soldi.
Qui la risposta è praticamente unanime: bisogna lavorare.
Siccome viviamo in tempi difficili, metto le mani avanti, dicendo che non sempre il lavoro si trova.
Ma quasi tutti, ora, vorrebbero raccontare il lavoro del loro papà, di cui qualcuno ha un'idea precisa, altri piuttosto vaga.
Su una cosa, comunque, non riescono a mettersi d'accordo: per qualcuno, il papà, lavora così tanto, che la sera è stanco; per qualcun altro il papà è così forte che, pur lavorando tanto, non si stanca mai.
sono due modi diversi per ammirare il proprio papà. 

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